della diretta su live vinoway alle 18.30. A più tardi. #madeinitaly #andratuttobene #madiamocidafare

 

Come risolvere la crisi. Valorizzare i territori e i vitigni nei territori e non il contrario. Smettiamola una volta per tutte. Abbiamo passato venti anni a scandalizzarci di chi impiantava glera per fare prosecco in Australia, vermentino negli Stati Uniti, Sangiovese in ogni dove. Ma noi cosa abbiamo fatto? Non abbiamo impiantato Cabernet, Merlot e Chardonnay in ogni luogo? Non stiamo combattendo tra di noi, tra chi dice che abbiamo sminuito i vini italiani e tra chi sostiene che invece i vitigni internazionali hanno dato valore ai nostri territori? E come si fa a non accettare questa tesi quando abbiamo Pinot neri in Alto Adige superlativi, Cabernet e Merlot di Bolgheri o in Trentino o in Chianti o nelle Marche o in Sardegna. Abbiamo discusso per anni tra chi doveva mantenere il nome Montepulciano, tra chi voleva toglierci l’uso del termine Champenoise, o il divieto di usare il nome Tocai. E guardate che successi commerciali abbiamo ricreato: Franciacorta, Alta Langa( appena abbozzato), Friulano. In Sardegna hanno discusso, e stanno ancora discutendo, di chi abbia l’autorità per usare il termine vermentino: sono arrivati gli statunitensi, hanno piantato vermentino, e lo valorizzano. E valorizzate ” Sardegna”! Chi ve lo tocca quel nome! Proteggiamolo sotto l’emblema dell’Italia e via! In Abruzzo si è difeso ad oltranza il Montepulciano… ma chiamatelo Abruzzo, quel vitigno lo coltivano in tutto il Mondo. In Toscana, a Montepulciano, hanno finalmente avuto la concessione per scrivere sotto il nome del vino la parolina magica ” Toscana” anche se in  piccolo piccolo. Ma era ora, e scriviamolo grande come una casa! E accorciamo pure il nome: come ha proposto un’amica giornalista chiamatelo Nobile di….. e non Vino Nobile di ….

Abbiamo denominazioni che si riuniscono nel nome regionale ma che non riusciamo a valorizzare. Basti guardare al Piemonte; la DOC Piemonte chi la conosce all’estero? Uno studio fatto tra i wine lovers negli Stati Uniti ha evidenziato come conoscano bene Italy, Tuscany, Sicily, pochi sanno di Barolo. Ma ci rendiamo conto o  no? Pochi sanno di BAROLO. Tutti conoscono Toscana e meno Brunello!

Impariamo a raccontare delle Storie, credibili e avvincenti.  Basta con i ricorsi storici. Abbiamo iniziato a fare vino seriamente per venderlo nel Mondo da solo 50 anni. Il Rinascimento del vino italiano è datato 1986! Solo 34 anni fa! Cosa vuoi che gliene freghi al cinese o all’americano se il Redi nel ‘500 disse che quel vino era ” d’ogni vino il re”, cosa volete che interessi se il servo del cardinale in viaggio a Roma si fermò,  assaggio’ e scrisse : Est, est, est. Dobbiamo intercettare l’ammirazione che il Mondo ha per la bellezza dell’Italia e per la bontà dei nostri prodotti. Se i ristoranti sono chiusi e il turismo bloccato dobbiamo trovare il modo di comunicare il vino facendo leva su ciò che un consumatore nell’angolo più sperduto del Mondo ricorda del nostro Paese.

Curare l’immagine dell’Italia: guardate come ci presentiamo in giro per il Mondo, guardate come allestiamo i padiglioni delle Fiere internazionali. L’immagine che diamo di noi alla Proweine, ma l’avete vista? E avete osservato come si presentano gli altri Paesi produttori? Poi ci lamentiamo del fatto che non ci considerano. Ma per forza! Non siamo seri, andiamo in giro come l’armata Brancaleone, ognuno per sé,  Produttori, Consorzi, Regioni: siamo un ambaradan non il Paese del made in Italy.

Come risolvere la crisi. Valorizzare i territori e i vitigni nei territori e non il contrario. Smettiamola una volta per tutte. Abbiamo passato venti anni a scandalizzarci di chi impiantava glera per fare prosecco in Australia, vermentino negli Stati Uniti, Sangiovese in ogni dove. Ma noi cosa abbiamo fatto? Non abbiamo impiantato Cabernet, Merlot e Chardonnay in ogni luogo? Non stiamo combattendo tra di noi, tra chi dice che abbiamo sminuito i vini italiani e tra chi sostiene che invece i vitigni internazionali hanno dato valore ai nostri territori? E come si fa a non accettare questa tesi quando abbiamo Pinot neri in Alto Adige superlativi, Cabernet e Merlot di Bolgheri o in Trentino o in Chianti o nelle Marche o in Sardegna. Abbiamo discusso per anni tra chi doveva mantenere il nome Montepulciano, tra chi voleva toglierci l’uso del termine Champenoise, o il divieto di usare il nome Tocai. E guardate che successi commerciali abbiamo ricreato: Franciacorta, Alta Langa( appena abbozzato), Friulano. In Sardegna hanno discusso, e stanno ancora discutendo, di chi abbia l’autorità per usare il termine vermentino: sono arrivati gli statunitensi, hanno piantato vermentino, e lo valorizzano. E valorizzate ” Sardegna”! Chi ve lo tocca quel nome! Proteggiamolo sotto l’emblema dell’Italia e via! In Abruzzo si è difeso ad oltranza il Montepulciano… ma chiamatelo Abruzzo, quel vitigno lo coltivano in tutto il Mondo. In Toscana, a Montepulciano, hanno finalmente avuto la concessione per scrivere sotto il nome del vino la parolina magica ” Toscana” anche se in  piccolo piccolo. Ma era ora, e scriviamolo grande come una casa! E accorciamo pure il nome: come ha proposto un’amica giornalista chiamatelo Nobile di….. e non Vino Nobile di ….

Abbiamo denominazioni che si riuniscono nel nome regionale ma che non riusciamo a valorizzare. Basti guardare al Piemonte; la DOC Piemonte chi la conosce all’estero? Uno studio fatto tra i wine lovers negli Stati Uniti ha evidenziato come conoscano bene Italy, Tuscany, Sicily, pochi sanno di Barolo. Ma ci rendiamo conto o  no? Pochi sanno di BAROLO. Tutti conoscono Toscana e meno Brunello!

Impariamo a raccontare delle Storie, credibili e avvincenti.  Basta con i ricorsi storici. Abbiamo iniziato a fare vino seriamente per venderlo nel Mondo da solo 50 anni. Il Rinascimento del vino italiano è datato 1986! Solo 34 anni fa! Cosa vuoi che gliene freghi al cinese o all’americano se il Redi nel ‘500 disse che quel vino era ” d’ogni vino il re”, cosa volete che interessi se il servo del cardinale in viaggio a Roma si fermò,  assaggio’ e scrisse : Est, est, est. Dobbiamo intercettare l’ammirazione che il Mondo ha per la bellezza dell’Italia e per la bontà dei nostri prodotti. Se i ristoranti sono chiusi e il turismo bloccato dobbiamo trovare il modo di comunicare il vino facendo leva su ciò che un consumatore nell’angolo più sperduto del Mondo ricorda del nostro Paese.

Curare l’immagine dell’Italia: guardate come ci presentiamo in giro per il Mondo, guardate come allestiamo i padiglioni delle Fiere internazionali. L’immagine che diamo di noi alla Proweine, ma l’avete vista? E avete osservato come si presentano gli altri Paesi produttori? Poi ci lamentiamo del fatto che non ci considerano. Ma per forza! Non siamo seri, andiamo in giro come l’armata Brancaleone, ognuno per sé,  Produttori, Consorzi, Regioni: siamo un ambaradan non il Paese del made in Italy.

Come risolvere la crisi. Valorizzare i territori e i vitigni nei territori e non il contrario. Smettiamola una volta per tutte. Abbiamo passato venti anni a scandalizzarci di chi impiantava glera per fare prosecco in Australia, vermentino negli Stati Uniti, Sangiovese in ogni dove. Ma noi cosa abbiamo fatto? Non abbiamo impiantato Cabernet, Merlot e Chardonnay in ogni luogo? Non stiamo combattendo tra di noi, tra chi dice che abbiamo sminuito i vini italiani e tra chi sostiene che invece i vitigni internazionali hanno dato valore ai nostri territori? E come si fa a non accettare questa tesi quando abbiamo Pinot neri in Alto Adige superlativi, Cabernet e Merlot di Bolgheri o in Trentino o in Chianti o nelle Marche o in Sardegna. Abbiamo discusso per anni tra chi doveva mantenere il nome Montepulciano, tra chi voleva toglierci l’uso del termine Champenoise, o il divieto di usare il nome Tocai. E guardate che successi commerciali abbiamo ricreato: Franciacorta, Alta Langa( appena abbozzato), Friulano. In Sardegna hanno discusso, e stanno ancora discutendo, di chi abbia l’autorità per usare il termine vermentino: sono arrivati gli statunitensi, hanno piantato vermentino, e lo valorizzano. E valorizzate ” Sardegna”! Chi ve lo tocca quel nome! Proteggiamolo sotto l’emblema dell’Italia e via! In Abruzzo si è difeso ad oltranza il Montepulciano… ma chiamatelo Abruzzo, quel vitigno lo coltivano in tutto il Mondo. In Toscana, a Montepulciano, hanno finalmente avuto la concessione per scrivere sotto il nome del vino la parolina magica ” Toscana” anche se in  piccolo piccolo. Ma era ora, e scriviamolo grande come una casa! E accorciamo pure il nome: come ha proposto un’amica giornalista chiamatelo Nobile di….. e non Vino Nobile di ….

Abbiamo denominazioni che si riuniscono nel nome regionale ma che non riusciamo a valorizzare. Basti guardare al Piemonte; la DOC Piemonte chi la conosce all’estero? Uno studio fatto tra i wine lovers negli Stati Uniti ha evidenziato come conoscano bene Italy, Tuscany, Sicily, pochi sanno di Barolo. Ma ci rendiamo conto o  no? Pochi sanno di BAROLO. Tutti conoscono Toscana e meno Brunello!

Impariamo a raccontare delle Storie, credibili e avvincenti.  Basta con i ricorsi storici. Abbiamo iniziato a fare vino seriamente per venderlo nel Mondo da solo 50 anni. Il Rinascimento del vino italiano è datato 1986! Solo 34 anni fa! Cosa vuoi che gliene freghi al cinese o all’americano se il Redi nel ‘500 disse che quel vino era ” d’ogni vino il re”, cosa volete che interessi se il servo del cardinale in viaggio a Roma si fermò,  assaggio’ e scrisse : Est, est, est. Dobbiamo intercettare l’ammirazione che il Mondo ha per la bellezza dell’Italia e per la bontà dei nostri prodotti. Se i ristoranti sono chiusi e il turismo bloccato dobbiamo trovare il modo di comunicare il vino facendo leva su ciò che un consumatore nell’angolo più sperduto del Mondo ricorda del nostro Paese.

Curare l’immagine dell’Italia: guardate come ci presentiamo in giro per il Mondo, guardate come allestiamo i padiglioni delle Fiere internazionali. L’immagine che diamo di noi alla Proweine, ma l’avete vista? E avete osservato come si presentano gli altri Paesi produttori? Poi ci lamentiamo del fatto che non ci considerano. Ma per forza! Non siamo seri, andiamo in giro come l’armata Brancaleone, ognuno per sé,  Produttori, Consorzi, Regioni: siamo un ambaradan non il Paese del made in Italy.

Forza! Svegliamoci tutti!